Altro che Cenerentola
Ok, partiamo da qui: The Ugly Stepsister non è la solita fiaba.
È Cenerentola, ma vista con gli occhi di una sorellastra ossessionata dalla bellezza, pronta a farsi a pezzi (letteralmente) pur di essere “perfetta”.
Già la trama ti prende male: Elvira, convinta di essere troppo brutta per piacere a qualcuno, inizia a farsi operare dal dottor Esthétique — un nome che già dice tutto — per cambiare faccia, corpo, vita.
E da lì in poi… raga, è un viaggio tra chirurgia, sangue e tanta, tanta ansia.
Ma il punto non è solo l’orrore.
È che dietro tutto questo c’è un messaggio gigante, e fa ancora più paura di qualsiasi scena splatter.
La bellezza (e la follia) secondo la Gen Z
Questo film parla di noi, anche se sembra ambientato nell’Ottocento.
Di quella sensazione di non essere mai abbastanza, di voler cambiare qualcosa per piacere agli altri.
Di quelle parole che ti restano in testa, dette magari da tua madre, da un amico o da un tipo a caso, e che ti fanno sentire sbagliato.

***SPOILER***
Elvira arriva al punto di ingoiare un verme pur di dimagrire (sì, hai letto bene 😭), e ti giuro che mentre guardi quella scena ti viene da distogliere lo sguardo.
Ma è proprio lì che capisci tutto:
“Questa roba ti fa schifo? Bene. È così che devi sentirti di fronte a chi ti dice che devi essere perfetta.”
Come succedeva in The Substance, qui la violenza serve a farti pensare.
Non è solo per shockare — è per metterti davanti allo specchio, anche quando non vuoi guardarti.
Il film è assurdo, ma anche tremendamente reale
La regia della norvegese Emilie Blichfeldt è pazzesca.
Ogni scena è curata nei minimi dettagli: la fotografia è fredda, quasi glaciale, e la musica ti porta dentro la mente di Elvira, dove ogni pensiero è un’eco distorta. E poi c’è Lea Myren, l’attrice protagonista — devastante. Ti fa provare pena, rabbia, schifo e tristezza, tutto insieme.
Le scene di chirurgia sono una pugnalata nello stomaco (ma nel senso buono, cinematograficamente parlando).
Ti restano impresse, e forse è proprio quello lo scopo: non dimenticare.
Un film che ti rimane dentro (anche quando vuoi dimenticarlo)
The Ugly Stepsister è un film violento, disturbante e necessario.
Non fa sconti, non addolcisce nulla.
È un body horror, sì, ma anche una riflessione sulla società, sul modo in cui guardiamo noi stessi e gli altri.
Non parla solo di chirurgia o di bellezza, ma di quanto possiamo farci del male pur di sentirci accettati.
E quando un film riesce a farti provare disgusto e allo stesso tempo empatia… vuol dire che ha colpito nel segno.
Mi è piaciuto? Si.
Un film che non ha paura di sporcarsi le mani, e che ti lascia addosso qualcosa.
Un po’ come The Substance, ma con un cuore ancora più fragile e marcio allo stesso tempo.
Non è per tutti, ma se ami i film che ti fanno pensare (e un po’ soffrire), guardalo.
E poi ne parliamo — perché fidati, non riuscirai a toglierlo dalla testa.
Il messaggio di The Ugly Stepsister arriva attraverso la violenza.
Ma non è violenza fine a sé stessa — è una violenza che ti disturba apposta, perché ti costringe a guardare in faccia la verità. Ci sono film che ti spiegano le cose con le parole, e film che invece te le fanno sentire addosso. Questo è uno di quelli.
Ti infastidisce, ti mette a disagio, ma proprio per questo funziona: perché quando una scena ti rimane impressa, anche il messaggio ti resta dentro.
Ogni dettaglio, anche il più estremo, è lì per farti capire che la ricerca della perfezione può diventare mostruosa. E The Ugly Stepsister non ha paura di fartelo vedere: è nudo, crudo, reale — anche nella sua assurdità.
È uno di quei film che non dimentichi facilmente.
E non perché “ti piace” nel senso classico, ma perché ti segna, ti lascia qualcosa da cui non puoi staccarti.
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